venerdì 28 febbraio 2014

COSTI DEI TRATTAMENTI ONCOLOGICI UFFICIALI

Tutto finisce in giornalismo, si dice. Anche il cancro. Ogni giorno ci raggiunge la notizia di un nuovo ritrovato contro un tipo di tumore o di una inedita indagine per scoprirlo a stadi sempre più precoci. Il rischio è la confusione.

E che l’informazione ultima su quello che si continua a chiamare «il male del secolo» o «il brutto male», si riduca a: da alcuni si guarisce, di altri si muore. Non è così.
Il guaio non è che si muore, è che si “malecampa”…

Vi siete mai chiesti quanto costa un trattamento oncologico ufficiale? Considerando i due principali strumenti terapeutici nelle mani degli oncologi (chemio e radio), vediamo il costo di un tumore oggi in Italia.
Attualmente sappiamo esserci in Italia 1,7 milioni di ammalati e oltre 270.000 nuovi malati ogni anno (in America ogni anno i nuovi malati di cancro sono 1.372.910).

La conclusione, senza entrare troppo nel dettaglio, è la seguente: il tumore in Italia (solamente tra chemio e radio, escludendo quindi chirurgia, costi di degenza, farmaci vari, apparato medico e infermieristico, i soldi fagocitati dalle industrie per la ricerca, ecc.) è indubbiamente una delle patologie più costose, non solo in termini di vite umane, ma soprattutto dal punto di vista economico.
Un qualsiasi tumore trattato con chemio e radioterapia (ad esclusione della chirurgia i cui costi sono paragonabili a quelli della chemioterapia), costa al Sistema sanitario nazionale svariate centinaia di migliaia di euro.
Un solo paziente oncologico!!!
Sembra impossibile, ma è proprio così.
Una testimonianza esemplare è stata pubblicata dal settimanale “Gente ” qualche anno fa: “ Vi sono costato 200 mila euro 
Si tratta della vicenda di Gennaro De Stefano, che nel suo “Diario di un malato di cancro ” ha provato a comporre la “lista della spesa” per la sua malattia.
Dopo aver consultato medici e fotocopiato le fustelle dei farmaci, ha messo insieme tutte queste informazioni.
Il suo calvario è iniziato con due interventi chirurgici (biopsia più operazione alla vescica) e una degenza di 22 giorni, per un totale di 30.000 euro
Il primo ciclo di chemio è costato 9.000 euro e 1.500 euro spesi per ogni TAC effettuata (ne ha fatte oltre 20).

«Un ciclo completo di cocktail chemioterapici partiva da alcune migliaia di euro per arrivare anche a 50 mila euro al mese per ogni paziente».

«Durante la chemioterapia, che, com’è noto, fa abbassare i globuli bianchi e quelli rossi (tralasciando la quantità impressionante di medicinali di sostegno per lo stomaco, l’intestino, la fatica, la nausea, il vomito e via cantando), occorre sottoporsi a cure ormonali che aiutino la crescita dei globuli bianchi. Di solito si fanno tre o quattro iniezioni che costano una 1.500 euro, le altre 150 euro ognuna. Arriva poi l’Epo, l’ormone diventato famoso come doping dei ciclisti, che costa dai 500 ai 1.000 euro a iniezione. Di queste bombe ne avrò fatte, fino a oggi, una quarantina».
Ha dovuto eseguire la radioterapia (6.000 euro); un nuovo intervento chirurgico per alcune metastasi (9.000 euro); di nuovo radioterapia, ecc.
Risultato: la Sanità pubblica ha pagato per il sig. De Gennaro, circa 200.000 euro!

Dopo oltre 16 cicli di chemio, 30 radioterapie e 6 interventi chirurgici, Gennaro è morto a Roma  il 1° Maggio 2008
La storia di Gennaro De Stefano un giornalista “scomodo” di Pino Aprile per “Gente”http://forum.telefonino.net/showthread.php?t=131933

Questo che avete appena letto, purtroppo, è l’iter seguito dalla stragrande maggioranza dei malati oncologici.
Moltiplicate questa cifra per il numero dei malati vecchi e nuovi, e capirete dal risultato che forse per qualcuno – e dico forse – non c’è convenienza nel trovare la soluzione definitiva ad una patologia che rende centinaia di miliardi di euro ogni anno in Italia.
Ogni anno la “lobbies del cancro” – solamente con i nuovi ammalati (270.000 persone), e supponendo che tutti entrino nei percorsi terapeutici – movimenta una cifra superiore a 54.000.000.000 di euro.
Cinquantaquattro miliardi di euro ogni anno per un trattamento oncologico.

Se a questi ci aggiungiamo tutte le persone ammalate di cancro oggi in Italia (1 milione e 700 mila), che ripetono i trattamenti, che necessitano di trapianto di midollo, che muoiono nonostante, o per colpa delle terapie, ecc., tale cifra, come detto prima, raggiungerà i centinaia di miliardi di euro.
Pensate all’industria della morte, meglio nota come “imprese funebri”. Ogni anno sono 162.000 le persone che muoiono per cancro in Italia (dati Istat).
I costi per un servizio funebre privato (pagato dalle famiglie) vanno da un minimo di 2.155 euro (Roma) a un massimo di 3.575 euro (Milano) a persona. Facendo una media più che ragionevole di 3000 euro…il ‘lutto per cancro’ (funerale, epigrafi, fiori, trasporto, organizzazione) sottrae alla società 486.000.000 di euro. Tutti gli anni inesorabilmente.
Pensate nel mondo intero…

Dal sito dell’A.I.A.N., Associazione italiana per l’assistenza ai malati neoplastici si evince il costo di un trattamento chemioterapico.
Il costo medio dei cicli chemioterapici che differiscono sostanzialmente nella composizione, varia sensibilmente in base ai farmaci. Comunque il costo si aggira su svariate decine di migliaia di euro per i vari cicli, fino a 50.000€.
L'illusione che la chemioterapia sia gratuita, cade alla considerazione che il cittadino e l' ammalato, i contribuenti, la pagano allo Stato sotto forma di prelievi fiscali. A questi costi esorbitanti si aggiungono gli oneri elevati dell'indotto, ad esempio il trapianto di midollo può comportare la spesa di oltre 50.000€. L'efficacia temporanea e limitata, l'assenza di effetti risolutivi, l'elevata tossicità rendono ancora più irrazionale ed inaccettabile un così elevato onere finanziario della chemioterapia”.

Mentre nel “Giornale italiano di Farmacia clinica” del 21 febbraio 2007 sono stati pubblicati i costi per “l’uso dei farmaci citotossici nei cicli di chemioterapia ‘platinum-based’ analizzati per una corte di 100 pazienti e 6 cicli di terapia”.

Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel associato a Cisplatino (ECOG 1594) per 100 pazienti: 128.217,00 euro.
Costo di 6 cicli di chemioterapia con Vinolrelbina associata a Cisplatino (TAX 326 + ILCP) per 100 pazienti: 200.940,00 euro
Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel associato a Carboplatino (ECOG 1594 + ILCP) per 100 pazienti: 216.945,00 euro
Costo di 6 cicli di chemioterapia con Gemcitabina associata a Cisplatino (ECOG 1594) per 100 pazienti:  409.020,00 euro
Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel associato a Cisplatino (ECOG 1594 + TAX 326) per 100 pazienti: 540.093,00 euro
Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel associato a Carboplatino (TAX 326) per 100 pazienti: 548.955,00 euro

Cifre colossali che si riferiscono “solamente” ai costi dei farmaci chemioterapici nei sei tipi di trattamenti terapeutici presi in considerazione nella “Valutazione dei costi associati alle terapie ‘platinum based’” (a base di platino) e pubblicate nel Giornale italiano di Farmacia clinica”. Se a questo sommiamo i costi della “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” il totale ha dell’incredibile!

Costo 6 cicli di chemioterapia (Paclitaxel e Cisplatino) + somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 452.096,00 euro
Costo 6 cicli di chemioterapia (Vinolrelbina e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti:           814.366,00 euro
Costo 6 cicli di chemioterapia (Paclitaxel e Carboplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse”  per 100 pazienti:467.550,00 euro
Costo 6 cicli di chemioterapia (Gemcitabina e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti:703.251,00 euro
Costo 6 cicli di chemioterapia (Docetaxel e Cisplatino) per 100 pazienti: 841.978,00 euro
Costo 6 cicli di chemioterapia (Docetaxel e Carboplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti:825.887,00 euro

Ricapitolando:

Sei cicli soltanto di chemioterapia costano per OGNI paziente una cifra che va da 4.520 euro a 8.420 euro.

Nei malati i cicli di chemio da fare non seguono una regola assoluta, anche se quando si somministrano per via preventiva (???) in un paziente che non ha una forma tumorale,  esiste un numero prestabilito di cicli..
Mentre se la terapia è rivolta a un paziente che ha una malattia in corso, in fase metastatica per esempio, la durata è variabile, e comunque si sospende di solito tra il 6° e l’8 ciclo.
Quindi la somministrazione di sostanze chimiche è assolutamente variabile e si può prolungare per molto tempo, facendo lievitare anche i costi per la società e gli utili per le multinazionali produttrici.
Tale calcolo però non tiene conto dei costi di operazioni chirurgiche, eventuali trattamenti radioterapici, medicamenti, farmaci, visite, degenze, ecc.
I malati nuovi di tumore in Italia sono ogni anno circa 270.000 e se tutti questi seguissero i protocolli ufficiali, ogni anno il giro di affari sarebbe di centinaia di miliardi di euro! Tale follia ha raggiunto il parossismo in Regione Toscana che “rimborserà il costo di una parrucca a tutte le donne che, affette da un tumore, hanno perduto i capelli a causa della chemioterapia. La magra consolazione delle donne è che “le interessate potranno acquistare la parrucca da loro stesse gradita in uno dei negozi specializzati e poi chiedere il rimborso documentando la spesa”

I COSTI DELLA RADIOTERAPIA

La mucosite orale è una grave complicanza (una delle tante) della chemio e radioterapia che riguarda le mucose del cavo orale. Interessa il 77% dei pazienti trattati con radio alla testa e la totalità di quelli sottoposti a trapianto autologo delle cellule staminali trattati con chemioterapia citotossica ad alte dosi.
Per questa complicanza viene usato il farmaco Palifermin (è un fattore di crescita dei keratinociti umano).
Pensate che il costo di un solo trattamento completo comprendente 6 somministrazioni di 60 mcg/Kg/die corrisponde al costo di una confezione:4.320,00 euro!
Una sola scatola di questo farmaco costa 4320 euro.
La casa farmaceutica che lo produce si chiama Amgen Inc., il cui presidente e Consigliere di amministrazione (Ceo) è un certo Kevin W. Shaker che risulta avere collegamenti con General Electric (che costruisce i mammografi!) e figura nel direttivo di Northrop Grumman Corporation (società nel campo aerospaziale e della difesa, produttrice di armamenti), Chevron (petrolio & C.)!

Secondo le ultime statistiche dell’A.i.r.o. (Associazione italiana di radioterapia oncologica) nel 2002 sono stati 108.000 i pazienti in Italia trattati con la radioterapia.
Quindi il 60% dei nuovi malati (270.000 all’anno) si sottopone alla radio!
Il costo di una apparecchiatura per la radioterapia si aggira intorno a 1.000.000 di euro, con un costo a trattamento pari a circa 12.000 euro.
Un solo trattamento con onde radio (di solito si fanno almeno cinque sessioni) costa la bellezza di 12.000 euro, senza tenere conto del costo di medici, fisici, radioterapisti, tecnici dosimetristi, costi di gestione e manutenzione, ecc.
Una persona malattia può fare diversi cicli di radioterapia, per cui anche dietro le radioterapie ruotano cifre colossali.
Senza dimenticare che esistono numerosi modelli (diversificati anche nei prezzi): “Radioterapia a intensità modulata”, “Radioterapia intraoperatoria”, “Radioterapia stereotassica” (altissima precisione con altissimi costi), “Gamma Knife” (Raggi Gamma), “Cyberknife” (acceleratore lineare miniaturizzato collegato a braccio robotica), “Brachiterapia” (utilizzo di piccole sfere radioattive introdotte nell’organismo), “Adroterapia” (radioterapia a fasci di ioni di idrogeno o carbonio), ecc. ecc.
Un altro dato interessante sono le sostanze chimiche usate in combinazione con le terapie radiologiche.
Dal “Centro di riferimento regionale sul farmaco” l’agente antineoplastico usato spesso con la radioterapia, il cui principio attivo si chiamaCetuximab (Merck) 
un anticorpo monoclonale ricombinante (da ingegneria genetica), che costa (per solo otto settimane di trattamento) 7.722,80 euro (prezzo fornito dalla ditta farmaceutica)
I chemioterapici antitumorali sono tra i farmaci più costosi, specie gli anticorpi monoclonali venduti a peso d’oro: secondo fonte Farmadati 2007, una confezione da 30 compresse di Erlotinib (Roche) costa 3.239 Euro.
Una confezione da 120 compresse di Sorafenib (Bayer) costa 5.300 Euro.
Una confezione da 30 compresse di Sunitinib (Pfizer) costa 8.714 Euro…
Entro il 2014 saranno disponibili 13 nuovi farmaci che contrastano 15 forme di tumore (quando la malattia è ormai incurabile e le metastasi sono estese) ma non lo curano (fonte: Repubblica Salute).
Nove medicinali sono in commercio in Italia dal 2013 e altri quattro saranno disponibili entro il 2014.
Nessuno di essi guarisce il cancro ma ne contrastano la proliferazione incontrollata. Il trattamento serve a prolungare la sopravvivenza dei pazienti che hanno scoperto troppo tardi di essere malati.
Ma la speranza, per questi nuovi farmaci “intelligenti”, ha un costo: un trattamento può costare anche 60mila euro al mese!!!

Il 30% della spesa farmaceutica a carico dello Stato (NOI) è utilizzata per comprare chemioterapici antitumorali…
Cifre del genere come quelle che abbiamo appena visto - pagate dal Sistema Sanitario Nazionale e quindi sottratte alla Comunità con le tasse -  il potere di lobbies di Big Pharma è così forte che riesce a tenere celate le terapie non convenzionali e tappare la bocca a tutti quei ricercatori indipendenti che hanno il coraggio (o l’incoscienza) di mettere la salute della persona davanti agli interessi economici.
Questo potrà spiegare una volta per tutte le persecuzioni mediatiche, giudiziarie, professionali e personali subite da personaggi come Luigi Di Bella, e moltissimi altri grandi ricercatori (Pantellini, Tullio Simoncini, Bonifacio, Zora, Gorgun, Gerson, Geerd Ryke Hamer, ed altri…)
Invece di cercare una strada meno dispendiosa, meno sofferente e logicamente con più risultati positivi di guarigione si continua su questa folle corsa dissanguante e disumana.
Malgrado la crescente evidenza che la chemioterapia non prolunghi affatto la sopravvivenza del malato (né c’è stato alcun beneficio con l’uso di nuovi protocolli), gli oncologi continuano a presentare il trattamento come un approccio razionale e promettente contro il cancro.
A un paziente oncologico a cui viene chiesto di firmare il Consenso Informato (ma è veramente “informato”?), viene presentato il trattamento chemioterapico come la migliore soluzione di cura, utilizzando parole in gergo medico o statistico, che poco lo illuminano sulla realtà dei fatti. Ad esempio, se ricevere un trattamento causa un abbassamento del rischio di ritorno del cancro dal 4% al 2%, questo può essere espresso come una diminuzione del rischio relativo del 50%!? E questi valori sembrano buoni: molto più buoni rispetto a dire che il trattamento offre una riduzione di rischio di solo il 2% che il cancro ritorni. Una dichiarazione del genere non convincerebbe molti pazienti a fare un trattamento così nocivo.

Oggi la sopravvivenza, è essenzialmente dovuta alla chirurgia, ed è del 29% a 5 anni (Richards et al, BMJ. 2000 Apr 1;320(7239):895-8.).
Di questo 29% solo il 2,5% è dovuto alla chemio, (Morgan et al, 2004 Dec;16(8):549-60).
Questo studio si basa su 14 anni di osservazione, 225.000 pazienti, 22 varietà tumorali.
Metà dei sopravvissuti per 5 anni, nel lungo termine muore per tumore (Lopez et al, Gac Med Mex. 1998 Mar-Apr;134(2):145-51).

La sola chemioterapia, senza chirurgia, consente pertanto solo al 2,1% - 2,5% di raggiungere i 5 anni.
Si continua a sostenere che la chemioterapia funziona: ciò è vero, se per funziona… si intende che produce una visibile riduzione della massa tumorale o delle popolazioni di cellule immature del sangue nelle varie leucemie o linfomi.
Su questa evidenza che si è imperniata la cura convenzionale del cancro e i servizi sanitari rimborsano in base a questa riduzione di massa (efficacia è diventato sinonimo di distruzione di cellule… malate o anche sane, non importa…)
Tra gli effetti avversi di alcuni chemioterapici si può ora aggiungere un’azione paradossa, favorente sulla crescita tumorale, con aumento della resistenza al trattamento.
The Cancer ne aveva parlato qui: “Si fa presto a dire chemio”

Del resto c’è da dire anche che al paziente che soffre di un tumore con basso indice di sopravvivenza, non solo viene proposta la chemioterapia come palliativa (che lui accetterà nonostante i grossi rischi e la scarsa percentuale di successo, perché tanto non ha niente da perdere), ma gli viene pure proposto in alternativa di candidarsi nella sperimentazione di nuove molecole.

Ma per quanto ancora?

Negli ultimi 40 anni tutta la ricerca contro il cancro si è sviluppata nell’ambito della Medicina convenzionale senza lasciare alcuno spazio (risorsa o finanziamento) ad altra possibilità, magari anche non convenzionale.
Eppure gli scarsi risultati ottenuti finora, a livello macroscopico sono sotto gli occhi di tutti, mentre a livello microscopico sono comunque camuffati o ben nascosti. La più grande banca dati in questo settore a livello internazionale è fornita dal National Cancer Institute (NCI) americano che, come tutta l’oncologia convenzionale, adotta quali parametri di valutazione dell’efficacia terapeutica:
1.    la riduzione della massa tumorale
2.    la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi.
Non si curano del fatto che la riduzione della massa tumorale non corrisponde affatto alla sopravvivenza o al benessere del paziente oncologico, come pure trascurano l’evidenza che 5 anni in più di vita massacrata dai trattamenti chemioterapici sono ben lontani da un risultato soddisfacente.
Disse una volta un antico saggio: “occorre aggiungere vita agli anni, e non anni alla vita”.
Inoltre, una faccenda davvero interessante è come vengono fatte le statistiche dei risultati.
Se viene ospedalizzato un paziente, ad esempio, con un tumore al seno e, fatta la terapia, viene poi dimesso che “sta bene”, non la chiamano dimissione, ma guarigione. Se dopo tre mesi ritorna con un tumore al fegato, non verrà ricollegato alla sua situazione precedente: in pratica 2 pazienti su 2 sono usciti rimessi a nuovo.
Ma c’è di più: se viene dimesso e poi ritorna per controlli e viene di nuovo dimesso, ogni passaggio è un dato positivo. Cioè, se si viene dimessi 9 volte e si muore una volta sola, alla fine il risultato sarà del 90% di guarigioni e del 10% di mortalità.
Un altro esempio è quello del rapporto tra tumore al testicolo e tumore al polmone: del primo si salvano più del 90%, del secondo si arriva a fatica al 10%. Una media stimata sarebbe del 50%, ma non si dice che quelli del testicolo sono solo 2.000, mentre quelli colpiti dal tumore al polmone sono 40.000.
La materia statistica è davvero fantastica…
Gli scienziati ultimamente stanno fingendo di scoprire ciò che in realtà sanno già da tempo che i chemioterapici antitumorali sono cancerogeni ( vedi filmato : http://youtu.be/k_ejVY_G-hg )

Il Daily News titola: “Ricerca choc: la chemioterapia può agire al contrario, può peggiorare il cancro scatenando la crescita di tumori.”

Dall’articolo si legge: “Da tempo considerata il trattamento più efficace contro il cancro, la chemioterapia potrebbe in realtà far peggiorare il cancro, secondo una sorprendente nuova ricerca. Una terapia estremamente aggressiva, che uccida indiscriminatamente sia le cellule cancerogene che quelle sane, può portare le cellule sane a secernere una proteina che contribuisce alla crescita del tumore, e ad una sua maggiore resistenza a trattamenti successivi. [...]
Ricercatori negli Stati Uniti hanno fatto questa scoperta “completamente inaspettata” mentre cercavano di capire perché le cellule cancerogene siano così resistenti quando sono all’interno del corpo umano, mentre sono facili da uccidere in laboratorio. Gli scienziati hanno scoperto che le cellule sane colpite dalla chemioterapia secernono una maggiore quantità della proteina chiamata WNT16B, che aumenta la capacità di sopravvivenza delle cellule cancerogene.”
“I nostri risultati - ha detto un autore della ricerca - indicano che la reazione delle cellule benigne danneggiate … possa contribuire direttamente ad una accresciuta cinetica della crescita del tumore”.

Che i chemioterapici fossero cancerogeni lo sapevano già tutti, in ambito scientifico. Ma ora che la notizia inizia a circolare pubblicamente – viene da pensare – forse metteranno uno stop alla somministrazione forsennata dei chemioterapici, giusto?
Sbagliato. L’allopatia (medicina ufficiale) non prevede inversioni di marcia, una volta imboccata quella strada si può solo andare avanti.
L’articolo infatti conclude dicendo che “i risultati della ricerca aprono la strada ad un nuovo tipo di trattamento. Ad esempio, un anticorpo al WNT16B, somministrato insieme alla chemioterapia, potrebbe migliorare la risposta (uccidere più cellule tumorali).”
“Oppure - ha aggiunto l’autore della ricerca, in un raro lampo di chiaroveggenza - si potrebbero usare dosi minori e meno tossiche di terapie.”
Così il malato muore un po’ più lentamente.

Come dicevo, “avanti tutta” o “avanti mezza”, ma la direzione non cambia mai. E la destinazione, ovviamente, rimane sempre la stessa.

SIAMO PROPRIO SICURI CHE CONVIENE TROVARE LA CURA DEFINITIVA PER IL CANCRO?

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The Cancer
Di admin P.M.
Venerdi 28 febbraio 2014
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Fonti:

Marcello Pamio: “Cancro S.p.A.”

Massimo Mazzucco

“ Vi sono costato 200 mila euro  Gennaro De Stefano, Gente

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