giovedì 23 gennaio 2014

QUANDO LA SCIENZA LAVORA PER STERMINARE...

La nuova neurotossina e la paura del bioterrorismo


I dettagli relativi a una tossina botulinica scoperta a ottobre non sono stati diffusi per timore che finissero ai terroristi. Il caso delle lettere all'antrace dimostra però che le minacce possono provenire anche da ambiti scientifici.


La notizia relativa alla scoperta di una nuova neurotossina botulinica di tipo H, o BoNT/H, è stata riportata online dagli scienziati sul Journal of Infectious Diseases (Jid) nella prima metà di ottobre, senza però che fossero divulgate ulteriori informazioni.

Di norma, su tale testata i ricercatori forniscono dettagli sulle sequenze genetiche. Non questa volta: i rischi che tali dati potessero finire in mani sbagliate sono stati considerati troppo alti e questi saranno fatti circolare solo dopo che saranno state adottate contromisure per trattare la nuova tossina.

Una scelta insolita, a ben vedere, presa dagli autori della scoperta in seguito a consultazioni con diverse agenzie governative statunitensi, fra cui l’Fbi e il Department of Homeland Security.

Centri specializzati in America come i Centers for disease control (Cdc) hanno stilato liste in cui sono elencati i diversi agenti patogeni potenzialmente utilizzabili per scopi terroristici, fra i quali rientrano anche le tossine che provocano il botulismo (incluse nei cosiddetti “Agenti di categoria A”, ossia quelli altamente infettivi e di facile trasmissione).

Queste liste governative però sembrano basarsi più sugli effetti in termini di mortalità dei patogeni che sui reali rischi che questi pongono, non considerando peraltro la disponibilità di efficaci sistemi di disseminazione. Liste che, in altri termini, risentono troppo del clima post-11 settembre e del successivo allarme antrace e che, per questi motivi, dovrebbero essere rivalutate e periodicamente aggiornate.

Nello specifico, nella “watch list” dovrebbero essere inseriti agenti resistenti agli antibiotici (che infettano più di due milioni di americani ogni anno) e soprattutto i patogeni di origine alimentare, come quello che causa la salmonella, più accessibili e cui storicamente si è fatto già ricorso, seppure per attacchi a basso impatto, che sono ad oggi quelli più probabili.

Nello Stato americano dell’Oregon, nel 1984, una setta religiosa ha contaminato con Salmonella typhimurium alcuni ristoranti infettando 751 persone. Si tenga presente che nelle città vi sono alte possibilità di trasmissione e diffusione delle zoonosi (trasmissibili dagli animali all’uomo), la cui incidenza è aumentata sia per il cambiamento delle abitudini alimentari (vedi la “moda” dei fast food) sia per i nuovi criteri di allevamento degli animali in grandi concentrazioni come negli Stati Uniti.

L’attenzione per le conseguenze dei rischi biologici per la sicurezza nazionalesembra essere maggiore a Washington che a Bruxelles, se non altro perché l’America è stata vittima di attacchi bioterroristici: gli attentati con antrace perpetrati tramite il sistema postale statunitense a partire dal 18 settembre del 2001 e protrattisi per alcune settimane.

Il ceppo di antrace usato nelle lettere era l’Ames, uno dei più letali tra quelli conosciuti. Le indagini hanno in particolare fatto emergere come questo ceppo del batterio, di qualità elevata, facesse parte di mirate ricerche di difesa da agenti biologici messe a punto nei laboratori governativi durante l’amministrazione Clinton, quali ad esempio il cosiddetto “progetto Jefferson”.

Quest’ultimo riguardava attività di ricerca il cui fine era di prevenire “sorprese tecnologiche” nonché di anticipare future minacce biologiche a scopi offensivi. In taluni casi, le indagini hanno messo in evidenza come i batteri di antrace prodotti nel corso di tali ricerche non erano stati adeguatamente messi in sicurezza.

L’episodio degli attentati con antrace negli Stati Uniti mostra chiaramente che il pericolo reale può provenire dagli stessi scienziati o tecnici che lavorano nel campo della ricerca dual use. Riguardo agli inarrestabili sviluppi nel settore biologico e in quello biotecnologico e agli esperimenti nel campo della genomica di sintesi, è inoltre sempre più comune il riferimento alla figura del “biohacker”.

Il biohacker è un individuo che, anche se privo di intenzioni ostili, può essere motivato a creare organismi ingegnerizzati in quanto spinto dalla semplice curiosità o dalla volontà di esibire le proprie competenze tecniche. Una caratteristica che si riscontra soprattutto in coloro che progettano virus informatici.

L’entità del rischio non è sfuggita neppure all’Interpol, che ha dato vita a una BioTerrorism prevention unit (Btpu), la quale quest'anno dirotterà le sue risorse su un’iniziativa denominata Operation s3ommet (safe, secure surveillance of microbiological material and emerging technologies) in collaborazione con l’International federation of Biosafety Technologies e con le organizzazioni deputate alla sorveglianza regionale delle malattie.

A dimostrazione del fatto che per far fronte ai rischi della manipolazione di certe tecnologie l’unico antidoto per la sicurezza è costituito da una risposta internazionale coordinata.

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